9788898061532
578972
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Novelle irriverenti
11.48
In questa raccolta, Mario Vecchio prende in giro la religione, in particolare quella cattolica, con il suo circo di miracoli, miracolati, divinità, angeli, diavioli, eccetera eccetera. Alcuni passi sono decisamente comici, attraverso una revisione irriverente di passi del Vecchio testamento o di eventi miracolistici mai ben spiegati.
Il tutto senza l’ombra di un pelo sulla lingua: per cui, se siete affezionati alla visione spirituale del credente, lasciate perdere; se appartenete, al contrario, al largo universo del miscredente, allora sono un paio d’ore di lettura sicuramente piacevole.
A scusante dell’irrisione per certi episodi, vale comunque quanto Mario Veccchio dice parlando di sé: “Chiariamo innanzitutto che non mi considero uno scrittore. Ho provato a scrivere le storie che mi venivano in testa. L'intenzione era di scrivere novelle fantastiche, ma spesso sprazzi di realtà vi si sono intrufolati. Poiché scrivo per me stesso, non me ne curo: mi piacciono così come sono. In altri termini mi piace ogni tanto raccontarmi una favola, per divertire il bambino che si è conservato in me”.
- Açıklama
- In questa raccolta, Mario Vecchio prende in giro la religione, in particolare quella cattolica, con il suo circo di miracoli, miracolati, divinità, angeli, diavioli, eccetera eccetera. Alcuni passi sono decisamente comici, attraverso una revisione irriverente di passi del Vecchio testamento o di eventi miracolistici mai ben spiegati. Il tutto senza l’ombra di un pelo sulla lingua: per cui, se siete affezionati alla visione spirituale del credente, lasciate perdere; se appartenete, al contrario, al largo universo del miscredente, allora sono un paio d’ore di lettura sicuramente piacevole. A scusante dell’irrisione per certi episodi, vale comunque quanto Mario Veccchio dice parlando di sé: “Chiariamo innanzitutto che non mi considero uno scrittore. Ho provato a scrivere le storie che mi venivano in testa. L'intenzione era di scrivere novelle fantastiche, ma spesso sprazzi di realtà vi si sono intrufolati. Poiché scrivo per me stesso, non me ne curo: mi piacciono così come sono. In altri termini mi piace ogni tanto raccontarmi una favola, per divertire il bambino che si è conservato in me”.
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